NEL SOLCO DELLA STRADA GIÀ TRACCIATA
Investito del grande onore di raccogliere il testimone lasciato dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele alla guida della Fondazione Roma, sento la responsabilità smisurata di dare continuità e futuro all’imponente ed ineguagliabile lavoro da lui svolto in più di venti anni di Presidenza per restituire dignità da protagonista alla Fondazione Roma, che agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso doveva recuperare e far crescere la tradizione filantropica della Cassa di Risparmio di Roma e del Monte di Pietà di Roma, e per far sentire alla comunità di riferimento la solidale vicinanza di questa prestigiosa istituzione, chiamata a sussidiare il soggetto pubblico sempre più assente e carente nel garantire un efficiente sistema di protezione sociale.
Mi conforta, nell’assumere questa impegnativa responsabilità, il fatto di essere stato testimone diretto e collaboratore esecutivo di tutto questo percorso iniziato con grande umiltà, ma altrettanta determinazione, nel lontano 1997 quando il Prof. Emanuele mi chiamò al suo fianco, percorso che oggi ha portato a far sì che la Fondazione Roma sia un esempio riconosciuto e apprezzato, e forse da molti invidiato, di corretta attuazione e perseguimento della missione di supporto sociale affidatale dal Legislatore, unica vera ragione d’esistere per ogni Fondazione d’origine bancaria, e di solidità patrimoniale, tanto da poter garantire per gli anni a venire immutato sostegno alle molte, stabili ed importanti iniziative già avviate ed a quelle future.
Mi viene consegnata, dunque, una Fondazione florida, solida patrimonialmente, forte e sicura di aver fatto le scelte giuste, come confermato, a contrario, dalla grave crisi, spesso irreversibile, nella quale si trovano ormai quasi i due terzi delle Fondazioni associate all’Acri, proprio per non aver seguito l’esempio del Prof. Emanuele e della Fondazione Roma.
In queste scelte la capacità profetica, la lungimiranza, la determinazione del Prof. Emanuele, sempre pronto a reagire contro ogni attacco alla natura privata, all’autonomia, al patrimonio della Fondazione, sono state fondamentali. Eccone alcuni esempi.
La legge di riforma “Ciampi” è del dicembre del 1998 ed il decreto legislativo di attuazione è del maggio del 1999. In queste norme si stabiliva che le Fondazioni potevano operare in determinati settori e che potevano farlo anche con iniziative dirette attraverso enti strumentali. Ebbene, la Fondazione, per iniziativa del Prof. Emanuele:
- a maggio del 1997, nel settore dell’Arte, costituiva Musa Roma S.p.A., la prima impresa strumentale della Fondazione;
- sempre a maggio del 1997, nel settore della Ricerca scientifica, aderiva al CENSIS e l’anno successivo al Consorzio AGRITAL Ricerche;
- ad aprile 1998, nel settore dell’Istruzione, entrava nella LUISS;
- ad ottobre 1998, nel settore della Sanità, dava vita all’Hospice ed all’unità di assistenza domiciliare per malati di tumore.
Occorre considerare che le date sono quelle di avvio delle iniziative, e che, dunque, il Prof. Emanuele ben prima le aveva ideate e pianificate progettando in largo anticipo il percorso della Fondazione che molte altre, tardivamente, hanno tentato di imitare, non solo nelle modalità di perseguimento delle finalità istituzionali, ma anche nella gestione delle risorse patrimoniali, non riuscendovi, poiché rimaste troppo a lungo fedeli agli errori del passato, e cioè, aver perpetuato il modello fondazione/banca che da tempo rivelava i suoi limiti e fragilità, solo per mantenere posti nei Consigli di Amministrazione delle partecipate; non aver osservato la volontà del legislatore che prescriveva di diversificare l’investimento del patrimonio; essere state sempre sensibili al potere della politica piuttosto che avere come unico fine il perseguimento di finalità di utilità sociale.
Un altro esempio della tenacia e della lungimiranza del Prof. Emanuele riguarda le battaglie giudiziarie da egli intraprese, spesso in solitudine, a tutela dell’autonomia della Fondazione Roma ma, in prospettiva, a vantaggio di tutte le realtà del sistema. Molte di queste battaglie hanno visto la distanza se non l’ostilità dell’Acri e, pertanto, l’isolamento della Fondazione Roma che, tuttavia, non si è lasciata vincere dalle sirene del facile accomodamento o del diffuso compromesso, ma è andata avanti convintamente, rimanendo fuori da operazioni del tutto estranee alla missione propria delle Fondazioni di origine bancaria, come, ad esempio, l’adesione alla Cassa Depositi e Prestiti o al Fondo Atlante, e facendo sì che l’obiettivo unico verso cui orientare in via esclusiva il proprio impegno progettuale, economico, umano fosse l’aiuto concreto alla comunità di riferimento nelle emergenze ed esigenze più impellenti, soprattutto nei campi della salute, della ricerca bio-medica, dell’aiuto ai meno fortunati, dell’istruzione e della cultura.
Un patrimonio così imponente e prezioso di progettualità, di iniziative, di scelte di fondo, di persone che hanno concorso a crearlo, ed il mio pensiero va al lavoro svolto dal Prof. Emanuele, agli organi collegiali, ai Soci dell’Assemblea, al Personale tutto, patrimonio unico, alla luce della crescente desertificazione della solidarietà, non può andare disperso o messo in pericolo. Va con determinazione custodito e perpetuato e, possibilmente accresciuto. Con medesima fermezza vanno altresì assicurate la continuità e la valorizzazione delle importanti iniziative realizzate dal Prof. Emanuele e le azioni a salvaguardia dell’autonomia della Fondazione.
Questi sono e saranno i miei compiti, che assolverò ogni giorno con il massimo impegno ed al massimo delle mie capacità, percorrendo fedelmente la strada che ha tracciato il Prof. Emanuele.
Franco Parasassi