Rinasce dalle macerie del terremoto del 6 aprile 2009 la chiesa di San Biagio d’Amiternum a L’Aquila, primo edificio sacro del centro storico ad essere recuperato integralmente e restituito al culto

23/07/2012

COMUNICATO STAMPA

Rinasce dalle macerie del terremoto del 6 aprile 2009
la chiesa di San Biagio d’Amiternum a L’Aquila, primo edificio sacro del centro storico ad essere recuperato integralmente e restituito al culto

 

Dopo 18 mesi di lavori di consolidamento strutturale e restauro, interamente sostenuti dalla Fondazione Roma per 2 milioni 900 mila euro, la chiesa riacquista il suo antico splendore e viene riconsegnata a L’Aquila e alla sua comunità.
Il 22 luglio prossimo la cerimonia di ri-consacrazione

A distanza di circa tre anni dal sisma che ha devastato L’Aquila, viene restituito al culto il primo edificio sacro recuperato integralmente nel centro storico della città, al termine di un accurato lavoro di intervento strutturale e restauro durato 18 mesi: la Chiesa di San Biagio d’Amiternum, conosciuta come la “chiesa degli studenti” – sia perché dal 2008 è la sede della parrocchia universitaria di S. Giuseppe Artigiano, sia perché si affaccia su via Sassa, centro della vita notturna dei giovani aquilani – il prossimo 22 luglio verrà riconsegnata alla città, alla sua comunità e agli studenti che, in molti, hanno deciso di continuare a vivere e studiare nel capoluogo abruzzese. La ri-consacrazione e la riapertura al culto della Chiesa, che rinasce con il nome di “Chiesa di San Giuseppe Artigiano”, avverranno con una solenne cerimonia prevista alle ore 18.00.

“La scelta di sostenere il totale recupero, l’adeguamento degli ambienti e degli arredi liturgici e la valorizzazione della Chiesa di San Biagio d’Amiternum, anche attraverso l’acquisizione di nuove opere d’arte – afferma il Presidente della Fondazione Roma, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele – rispecchia, per il significato che l’edificio riveste nel contesto cittadino, dal punto di vista storico, sociale e religioso, i principi che ispirano ogni iniziativa della Fondazione Roma. Questo sito, infatti, assomma tre caratteristiche che la Fondazione considera prioritarie. Innanzitutto, è un luogo dedicato al culto, e la Fondazione Roma è da sempre vicina al mondo della Chiesa cattolica e ai suoi valori, nonché attenta al tema della spiritualità, quale impulso di aggregazione tra gli uomini, veicolo di comunione e solidarietà”. “Inoltre – aggiunge il Presidente Emanuele – il Complesso di San Biagio è sede di attività culturali: prima del terremoto era il luogo deputato ad accogliere il complesso musicale dei Solisti Aquilani, che nel magnifico oratorio settecentesco di San Giuseppe dei Minimi, collegato al corpo centrale della Chiesa, tenevano le sessioni di prova e si esibivano in concerto. La Fondazione, che mi onoro di presiedere, è impegnata da anni nella valorizzazione delle attività artistiche e culturali, che contribuiscono allo sviluppo integrale della comunità”. “Infine – conclude il Prof. Emanuele – San Biagio è il luogo dell’istruzione, il punto di riferimento degli studenti aquilani, delle giovani generazioni, della classe dirigente di domani. Un mondo al quale la Fondazione dedica da anni le proprie attenzioni, attraverso una serie di programmi, che vanno dall’ammodernamento tecnologico delle scuole statali, di ogni ordine e grado, alla formazione universitaria e post-universitaria, garantita da master innovativi e di grande impatto sociale”.

La Fondazione Roma, attraverso questo progetto, ha deciso di intervenire al di fuori del tradizionale territorio di riferimento, corrispondente alle province di Roma, Frosinone e Latina, proprio per il carattere eccezionale dell’evento che ha colpito l’Aquila, scegliendo un edificio fortemente simbolico, il cui ruolo è strettamente connesso alle modalità di origine della città, come riunione di castelli preesistenti nella zona. Fra di essi vi era anche l’antico sito di Amiternum, all’epoca San Vittorino, sede vescovile, che confluì nella diocesi dell’Aquila, dopo il trasferimento della sede da Forcona nel 1257, per volontà di Papa Alessandro IV.

Far rinascere la Chiesa di San Biagio d’Amiternum non è stato semplice. La Fondazione Roma, il cui compito è quello di analizzare i bisogni della comunità e fornire risposte immediate, ha dimostrato che gli ostacoli burocratici sono sormontabili in presenza di una reale volontà di azione. Un intervento, quello della Fondazione, tanto più significativo se si ripercorrono le fasi immediatamente successive al sisma, quando L’Aquila ospitò il G8 e i “grandi della terra” promisero di adottare un monumento per dare alla città una nuova vita. Una promessa in gran parte disattesa, principalmente a causa della crisi economica internazionale, che ha costretto i vari Paesi a “stringere i cordoni della borsa”.

Un trailer sulle fasi del restauro della Chiesa è disponibile all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=IFIAFzsLkRs&feature=share, insieme all’invito, rivolto alla collettività, a partecipare alla cerimonia di ri-consacrazione e restituzione al culto dell’edificio.

Cenni storici
La chiesa si trova nella parte più antica del capoluogo abruzzese, all’interno del quarto di San Pietro, in una zona di origine duecentesca il cui assetto urbanistico, risalente al XIII e al XIV secolo, è rimasto pressoché inalterato fino ai giorni nostri. La struttura è situata a breve distanza dall’oratorio di San Giuseppe dei Minimi e dallo stesso Duomo aquilano, dedicato ai santi Giorgio e Massimo. La città venne fondata attraverso la fusione di castelli preesistenti e di due diocesi, quella forconese e quella amiternina, il che spiega la dialettica tra i due edifici sacri. La Chiesa di San Biagio fu rasa al suolo da Manfredi durante la contesa tra Papato ed Impero e successivamente ricostruita dagli Angioini. L’edificio rappresenta pienamente la tempra aquilana: nel corso dei secoli l’originaria struttura duecentesca è stata più volte distrutta da eventi sismici (1315 e 1703), per essere prontamente ricostruita. Dopo un lungo periodo di decadenza e di abbandono, durante il quale al suo interno si cessò progressivamente di praticare il culto religioso, la Chiesa fu utilizzata come dormitorio dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale, mentre nella seconda metà del Novecento divenne addirittura sede (laica) di mostre e mercati.
L’edificio ha un impianto basilicale a tre navate, concluse ciascuna da un’abside, attraversate da un transetto poco pronunciato e non sporgente. Le navate laterali sono coperte da cupolette realizzate in mattoni pieni, mentre le absidi laterali sono coperte con volte a botte reali. La navata centrale, invece, presenta una volta a botte lunettata in camorcanna, che diventa una cupola ribassata all’incrocio tra navata e transetto, prima di riprendere al di sopra del presbiterio, sino all’abside. Al suo interno la Chiesa custodisce un monumento simbolo per la città de L’Aquila, miracolosamente risparmiato dalla furia dell’ultimo terremoto: si tratta della stele funeraria, in stile gotico, di Lalle (Ludovico) Camponeschi, che nel XV secolo spinse la comunità civile e religiosa a ricostruire la città devastata dal sisma e per questa ragione è considerato uno dei suoi fondatori. Già prima del sisma la chiesa era stata fatta oggetto di alcuni interventi di restauro, nel 1980, nel 2005/2006 e nel 2008. Tuttavia il terremoto del 6 aprile 2009 ha prodotto una serie di danni molto rilevanti. Il secondo ordine della facciata principale, già minato da vulnerabilità costruttive, è collassato; il coro ligneo è caduto; la copertura interna della navata principale ha subìto il crollo della porzione adiacente la facciata; le volte delle navate laterali, in laterizi e malta, sono state lesionate; alcuni dissesti hanno colpito i pilastri; la muratura è stata danneggiata.

L’intervento di ricostruzione e restauro
Dopo una serie di indagini geognostiche e strutturali, mirate ad acquisire tutti i dati di conoscenza necessari per stilare il progetto di restauro, è iniziato l’intervento architettonico vero e proprio, sotto la direzione dell’Architetto Salvatore Tringali – responsabile, tra l’altro, del progetto e dei lavori di ricostruzione e restauro della Cattedrale di Noto – e dell’Architetto Rosanna La Rosa. Il cantiere è stato aperto il 18 gennaio 2011. I lavori di consolidamento e ricostruzione dell’edificio hanno interessato: la ricostruzione della muratura di facciata su via Sassa utilizzando materiale lapideo del crollo; la realizzazione del cordolo in muratura armata, sia sui muri della navata centrale, che su quelli delle navate laterali; il rifacimento totale delle coperture; il consolidamento e il rifacimento totale di una parte della volta centrale in camorcanna e gesso; il consolidamento delle voltine della navata laterale destra con il rifacimento dei frenelli e delle costolature, la sarcitura delle lesioni provocate dal sisma. Nella navata laterale sinistra sono stati eseguiti interventi di rifacimento degli appoggi delle voltine, ricostruendone la struttura muraria, di consolidamento della struttura e per ultimo la posa di fasce in fibra di carbonio atte a rinforzare la struttura della voltina stessa. Nella terza voltina della navata sinistra è stata eseguita la ricostruzione totale della costolatura mediana con mattoni in cotto recuperati nella fase di smontaggio; sono stati inoltre consolidati i basamenti dei pilastri e dei piloni con l’inserimento di tiranti in acciaio inox, mentre i fusti dei pilastri e dei piloni sono stati consolidati con fasciature in fibre di carbonio. Sono stati inoltre consolidati tutti gli archi, sia trasversali che longitudinali, delle navate con l’utilizzo di malte in resina, per la ricostituzione del legame tra i conci che, con l’effetto del sisma, si era annullato. Si tratta, dunque, di un recupero totale, di un consolidamento strutturale, e non di una semplice messa in sicurezza. All’interno del cantiere le sorprese non sono mancate. A fianco dell’abside maggiore, durante l’intervento sugli intonaci, è stato rinvenuto nel giugno 2011 un pregevole affresco: la figurazione tardo trecentesca del disegno, con buona probabilità contemporanea alla ricostruzione della chiesa che seguì il rovinoso sisma del 1349, riporta le linee di una solenne architettura gotica nella quale campeggia la Madonna con gli angeli. Nel dicembre 2011, durante le operazioni di smontaggio della copertura della navata laterale destra, è stato ritrovato, tra il sottotetto e la volta della cappella destra, un secondo affresco, che rappresenta il Cristo Pantocratore. L’affresco si estende per una superficie di circa 40mq.

La Fondazione Roma
La Fondazione Roma, continuazione storica dell’antico Monte di Pietà e della Cassa di Risparmio di Roma, è un ente privato non profit di natura associativa che opera a sostegno del progresso economico e sociale della collettività. Essa rappresenta l’ultima tappa di un lungo percorso che si dipana attraverso circa 500 anni di storia, durante i quali, nel perseguimento delle tradizionali finalità istituzionali, la Fondazione si è profondamente trasformata e rinnovata, adeguando le iniziative di cui è protagonista in funzione del mutato contesto socio-economico: una testimonianza tangibile, fatta di progettualità attiva e risultati concreti, del legame che la unisce da sempre alla Città Eterna ed al più ampio territorio di riferimento che comprende, oltre alla città di Roma e alla sua provincia, le province di Latina e Frosinone. Come moderna fondazione operativa agisce,secondo principi di solidarietà e sussidiarietà, a sostegno di cinque settori di grande rilevanza sociale: Sanità – Ricerca scientifica – Istruzione – Arte e cultura – Assistenza alle categorie sociali deboli, a cui si sono aggiunte nel tempo le attività a favore dello sviluppo socio-economico del Mediterraneo e quelle di Think Tank per l’approfondimento delle principali tematiche di carattere socio-politico, economico e culturale del nostro Paese. Tra le iniziative di maggior spessore e valenza sociale si annoverano la Fondazione Roma-Hospice SLA Alzheimer, struttura dedicata all’assistenza dei malati con breve aspettativa di vita, dei pazienti affetti da Alzheimer e da Sclerosi Laterale Amiotrofica; l’attività di ricerca sulle cellule staminali; i Master universitari; le attività museali e teatrali; l’Orchestra Sinfonica di Roma; la manifestazione annuale Ritratti di Poesia; l’iniziativa del World Social Summit; lo Sportello della Solidarietà; i progetti nei Paesi mediterranei, tra cui “One more step towards peace”, che contribuisce alla promozione del processo di pace tra le comunità di Aqaba in Giordania e di Eilat in Israele, e la nascita dell’associazione che ha fatto della rivalutazione delle tradizioni artistiche e artigianali legate alla lavorazione del corallo e dei merletti una concreta opportunità di lavoro per molte donne siciliane e maghrebine.

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