Fondazione Roma: una luce in mezzo all’oscurità

6 luglio 2017

di Emmanuele F. M. Emanuele

Se si considera il panorama generale delle altre Fondazioni di origine bancaria, la metafora di cui al titolo sorge spontanea per dare un’immagine simbolica della realtà. Di fronte, infatti, al quasi dissolvimento di quelle istituzioni che, a partire dal 1991, seppur con scelte discutibili, come vedremo, avevano garantito un sostegno importante al welfare pubblico in ritirata, la Fondazione Roma brilla solitaria tra le tenebre che, fuor di metafora, sono costituite dall’impossibilità o dalla ridotta capacità di far fronte agli impegni di natura filantropica, cioè alla loro stessa ragione dell’esistenza, per l’assenza di risorse economiche, dirottate verso la dissennata determinazione di continuare a svolgere un compito che mai era stato loro proprio, se non agli albori dell’intera vicenda, quello, cioè, dei banchieri, ottenendo come risultato l’assenza di dividendi ed il crollo reputazionale.

Con quei paradossi che si registrano spesso nella storia, oggi le tesi da me sostenute in drammatica solitudine ed isolamento da diversi lustri, e cioè che le Fondazioni di origine bancaria erano nate per svolgere unicamente compiti di supporto sussidiario alle comunità locali, senza soggiacere a ricatti di ordine politico, e che dovevano preoccuparsi di ben gestire il loro patrimonio, diversificando l’investimento e, soprattutto, abbandonando le partecipazioni di controllo nelle banche conferitarie, sono diventate principi condivisi e quasi scontati, anche se solo teoricamente, atteso che la volontà di continuare a puntellare il sistema creditizio è ancora ben lungi dall’essere sconfitta.

Ne è chiara testimonianza il fatto che l’ACRI si sia resa di recente ancora protagonista, con molte delle Fondazioni associate ed insieme ad altri investitori puramente finanziari, del “salvataggio“ del sistema bancario italiano in crisi, partecipando al progetto Atlante, operazione che, oltre ad essere del tutto esogena ai compiti propri delle Fondazioni, ha fallito anche nel suo obiettivo principale, aggravando il deficit di risorse disponibili per l’attività istituzionale delle stesse Fondazioni, e facendone precipitare verso il basso l’affidabilità e la credibilità. Un problema importante per le banche sicuramente esiste, e sono stato tra i primi a segnalarlo in tempi non sospetti, ma credo che ci voglia ben altro per risollevarne le sorti che trascinare le Fondazioni in operazioni finanziarie ad altissimo rischio sotto diversi profili ed incompatibili con la loro mission.

La cosa diventa addirittura stupefacente se si considera che l’ACRI è da anni consapevole dell’obbligo imposto alle Fondazioni dalla c.d. legge “Ciampi” di dismettere le partecipazioni nelle banche, diversificando l’investimento, e di sottrarsi al giogo della politica nella governance, e che soltanto nel 2012 essa ha promosso con grande clamore mediatico la redazione di una Carta delle Fondazioni, che ricalca esattamente quanto attuato dalla Fondazione Roma tredici anni prima (uscita dalle banche e non presenza dei politici nella governance), atto dal quale è scaturita la firma nell’aprile 2015 del Protocollo d’intesa con il Tesoro, che non fa altro che ribadire i ben noti obblighi di maggiore diversificazione e di riduzione dell’esposizione verso le banche, precisandone soltanto i nuovi termini temporali, cioè nei successivi tre anni e fino ad un massimo di un terzo dell’attivo dello stato patrimoniale.

Tutto questo per spiegare l’assunto di partenza. Il sistema delle Fondazioni di origine bancaria versa oramai in una generalizzata crisi, che ha investito anche le grandi, facendo perdere loro la ragione della loro stessa esistenza. Esse hanno dilapidato un patrimonio di tradizione secolare di solidarietà, senza neppure essere riuscite a puntellare il sistema creditizio, compito, come detto, del tutto improprio, ma di cui esse si sono sentite comunque investite.

La Fondazione Roma, in questo contesto di ombre dense e scure, è stata l’unica ad aver mantenuto ferma la rotta nella direzione indicata dal legislatore, come pubblicamente dichiarato dal Presidente Amato, autore della normativa che ha delineato per prima compiti e struttura delle Fondazioni di origine bancaria nel 1990, che mi ha ritenuto il solo vero attuatore della sua legge, e come per tabulas dimostrato dal secondo rapporto di Mediobanca sulle Fondazioni del 2014, rapporto che, misteriosamente, dopo le pretestuose critiche dell’ACRI, non è stato successivamente più redatto. Rotta che ha contemplato l’abbandono del legame con la banca conferitaria, la diversificazione dell’investimento del patrimonio, il perseguimento esclusivo di finalità di pubblica utilità, l’incremento progressivo delle iniziative istituzionali, l’autonomia dalla politica, l’immunità da operazioni rischiose ed incompatibili con la missione prevista dal legislatore, quali Cassa Depositi e Prestiti, e Fondo Atlante.

I dati sono là a dimostrare, inoltre, che la Fondazione Roma ha sempre avuto risultati eccellenti nella gestione del patrimonio, ancorché meno consistente, fin dalle origini, di altre Fondazioni, e nonostante operazioni discutibili realizzate dai responsabili della banca partecipata nel tempo, tra cui, il famoso wright off del 1997, che si tradusse in una perdita patrimoniale secca di 2.000 miliardi di vecchie lire, e che mai ha dovuto ricorrere al Fondo di stabilizzazione delle erogazioni che, invece, ha costantemente incrementato. Anche il 2016, infatti, seppur iniziato nel peggiore dei modi per le turbolenze dei mercati, ha fatto registrare per la Fondazione Roma dei risultati di tutto rispetto e ben al di sopra di quelli delle principali Fondazioni, favoriti dalla politica d’investimento, che ha i suoi cardini nella diversificazione e nel controllo dei rischi. Il portafoglio d’investimento ha raggiunto un rendimento finanziario del 5,2%, che ha generato un avanzo netto d’esercizio pari a 39,7 milioni di euro. Dedotti dall’avanzo indicato gli accantonamenti, previsti dalla legge, come evidenziato in dettaglio nel bilancio che segue, si è determinato un avanzo disponibile di oltre 30,7 milioni di euro da destinare all’attività istituzionale. Si tratta di un buon risultato, che consente alla Fondazione Roma di mantenere i propri impegni a favore della comunità di riferimento con tutta serenità, cosa che costituisce una vera rarità, atteso che, come detto, ormai dal Nord, passando per il Centro, fino al Sud del Paese le Fondazioni effettivamente operative, in grado di lasciare tracce importanti di solidarietà nel tessuto del territorio di riferimento sono rimaste ben poche. La stessa Fondazione Cariplo, la più grande come dimensione patrimoniale, ha avuto gli ultimi due bilanci in rosso, dovendo ricorrere al fondo di stabilizzazione delle erogazioni per assicurare la continuità dell’attività istituzionale, cosa che la Fondazione Roma non ha mai dovuto fare. E per di più, sempre la Cariplo, con un patrimonio di più di 6 miliardi di euro, ha distribuito sul territorio, nell’arco di 25 anni, 2,8 miliardi, mentre la Fondazione Roma con un patrimonio di 1,5 miliardi nello stesso periodo ha erogato circa 900 milioni di euro.

Al di là delle scelte strategiche assunte, e che si sono rivelate sagge e lungimiranti, il valore aggiunto più prezioso offerto dalla Fondazione risiede nella qualità e nello spessore degli interventi realizzati, direttamente, ovvero attraverso realtà ad essa riferentisi, che hanno consentito di confermarla come un punto di riferimento solido e concreto di solidarietà, con i suoi progetti stabili di alto impatto sociale, realizzati con la collaborazione di realtà che hanno dimostrato di avere la struttura e le competenze per gestire queste iniziative, nei settori d’intervento che abbracciano gran parte del sistema di welfare, sistema sotto la costante minaccia del progressivo dissolvimento, per la crisi ancora in atto e per le politiche pubbliche di austerità di bilancio.

La sanità è senza dubbio il fianco più esposto alla carenza di investimenti, e proprio per questo, con delle scelte tipicamente anticicliche, la Fondazione Roma, su mio preciso impulso, da diversi anni ha fatto del settore la priorità della sua attività istituzionale, destinando ad esso la parte più rilevante delle risorse annualmente disponibili, insieme alla ricerca scientifica sempre in ambito bio-medico, mediante la promozione di una serie di iniziative finalizzate a dare risposta ad un’ampia gamma di bisogni socio-sanitari, prestando particolare attenzione alle prospettive offerte dalle nuove tecnologie come la robotica.

In questo contesto il primo intervento che sono solito ricordare è certamente il Centro di Cure Palliative, nato per espressa mia indicazione alla fine degli anni Novanta e oggi posto sotto la responsabilità della Fondazione Sanità e Ricerca, presso il quale sono attivi in via del tutto gratuita per gli utenti tre servizi socio-assistenziali:

– un Hospice, che accoglie in regime di ricovero e in assistenza domiciliare persone in fase avanzata di malattia, seguite da équipe multidisciplinari;

– un reparto per i malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica, che possono beneficiare di ricoveri periodici ovvero di assistenza domiciliare ed essere assistiti nel fine vita;

– un Centro di Cure per l’Alzheimer e altre forme di demenza, costituito da un servizio di Centro diurno per le fasi lievi e moderate della malattia, un servizio di assistenza domiciliare per le fasi più avanzate della malattia, e un servizio di Counseling per i parenti delle persone che attendono di essere prese in carico. Dal 19 ottobre 1998 (data in cui veniva preso in carico il primo malato) a fine 2016, la struttura ha fornito in maniera assolutamente gratuita assistenza ad oltre 14.000 persone.

Ed è proprio alla luce della crescente incidenza sociale delle demenze e, in particolare, della patologia dell’Alzheimer che, in aggiunta all’impegno appena accennato, ho voluto che la Fondazione Roma fosse pioniera nell’offrire una soluzione innovativa per questa emergenza socio-sanitaria e socio-assistenziale, per affrontarla in modo diverso all’approccio tradizionalmente finora seguito. Per questo, dopo alcune ricerche che mi hanno condotto in Olanda, precisamente ad Hogewey, vicino ad Amsterdam, dove esiste da alcuni anni un Villaggio in cui i pazienti residenti ricevono assistenza in un contesto familiare, in grado di assicurare quel confort e quella serenità che ciascun malato aveva in precedenza all’interno della propria casa, ho voluto che questa opportunità fosse sperimentabile anche a Roma. Nonostante gli innumerevoli ostacoli burocratici che hanno di molto rallentato l’avvio, grazie alla mia determinazione, sta finalmente prendendo corpo, in zona Bufalotta, il Villaggio Alzheimer della Fondazione Roma. Al termine dei lavori di edificazione, previsti per la fine del corrente anno, vedremo 13 case con giardino, abitate ciascuna da 6 persone, con spazi per le attività comuni, in cui i pazienti/residenti potranno scegliere i servizi e le attività da svolgere nella giornata in base ai propri interessi, al proprio vissuto storico, nel rispetto della dignità e dei diritti di ciascuno. Altre due case saranno dedicate a un Centro semiresidenziale, destinato ad incrementare i rapporti con l’esterno. L’accesso al Villaggio, sia in regime residenziale, che semiresidenziale, sarà gratuito e la Fondazione Roma sosterrà, dopo gli oneri connessi alla costruzione, anche quelli della sua gestione a regime.

Immediatamente dopo questo progetto pionieristico, già emulato da alcune città del Nord Italia, ricordo con piacere il costante sostegno offerto alle strutture ospedaliere pubbliche e private non profit del proprio territorio, sempre scarsamente apprezzato dai responsabili politici locali, che ben si guardano dal formulare anche il minimo ringraziamento alla Fondazione Roma. Eppure, dopo i 20 milioni di euro già erogati negli anni scorsi, la Fondazione ha recentemente messo a disposizione degli ospedali ulteriori contributi di entità molto significativa, destinati alla realizzazione di progetti volti a portare la tecnologia al letto del paziente o ad acquisire attrezzature diagnostiche e cliniche all’avanguardia. Grazie a ciò, il Policlinico di Tor Vergata, ad esempio, ha potuto dotare il proprio Dipartimento di Diagnostica per Immagini di attrezzature di ultima generazione, (TC 128 strati e Gamma Camera Spect), che consentiranno di incrementare la qualità e la quantità delle prestazioni erogate nell’ambito della diagnostica per immagini per il cuore; al Policlinico Gemelli è stata realizzata una nuova Terapia Intensiva di Cardiochirurgia;
l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata ha potuto completare l’upgrade del sistema chirurgico robotico Da Vinci; presso la Fondazione Santa Lucia è stato avviato un sistema avanzato di monitoraggio dei parametri vitali dei pazienti e di tempestiva rilevazione delle cadute; il MARLab dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha potuto dotarsi di alcuni sistemi robotici estremamene sofisticati, grazie ai quali è oggi possibile offrire trattamenti riabilitativi all’avanguardia ai piccoli pazienti affetti da patologie congenite ed acquisite del sistema nervoso e muscolo-scheletrico.

Di grande rilevanza anche l’impegno della Fondazione nel campo della ricerca scientifica in ambito biomedico, settore nel quale i progetti da sostenere vengono di norma selezionati a seguito del lancio di apposite call for proposals. Le ultime due call sono state riservate a progetti che avessero ad oggetto le malattie cronico-degenerative non trasmissibili (NCDs) nell’anziano e la retinite pigmentosa. A seguito di una attenta valutazione effettuata mediante peer review, sono stati individuati 23 progetti, attualmente in corso di svolgimento, di cui 5 sulla retinite pigmentosa e 18 sulle NCDs. In molti casi sono già stati riscontrati risultati positivi, documentati da pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche internazionali e talvolta ripresi per la loro rilevanza anche dagli organi di stampa nazionali, come nel caso dell’articolo “Obesità e aterosclerosi, trovata la sostanza per il doppio problema”, pubblicato sul Corriere della Sera il 20 febbraio 2017 e relativo ad uno studio condotto da ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università Tor Vergata. Nel corso del 2016, la Fondazione è stata impegnata nel monitoraggio dei risultati finora raggiunti, con l’ausilio di revisori esterni di riconosciuto prestigio internazionale, che hanno effettuato puntuali verifiche in itinere per ogni progetto selezionato, processo che continuerà anche nel corso del 2017, anno che vedrà la conclusione di molti progetti sostenuti nell’ambito della call “NCDs”.

Da menzionare, sempre nel settore della ricerca, anche:

– il sostegno al Consorzio MEBIC (Medical and Experimental Bioimaging Center), costituito dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e dall’Università Telematica San Raffaele, che ha potuto dotare i propri laboratori di attrezzature di assoluta avanguardia, quali un microscopio a scansione, uno a trasmissione e uno confocale che, ingrandendo i tessuti e le cellule milioni di volte, permettono di studiare l’interazione tra molecole e repertare immagini di altissima qualità;

– il supporto all’IRCCS Fondazione G.B. Bietti per lo Studio e la Ricerca in Oftalmologia Onlus, che ha come obiettivo primario la promozione della ricerca, dello studio e della sperimentazione nel campo dell’oftalmologia e che nel corso degli anni ha potuto incrementare la propria attività di studio delle principali patologie oculari, che possono determinare deficit visivi permanenti e che sono molto diffuse tra la popolazione, quali le patologie retiniche, della cornea e della superficie oculare, il glaucoma e le malattie oncologiche oculari;

– il progetto “TEEP SLA”, in corso di realizzazione presso l’Istituto Italiano di Tecnologia, che si pone l’obiettivo di realizzare strumenti utili ad assistere i processi interattivi di persone affette da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) tramite tecnologie espressive ed empatiche, capaci di offrire la possibilità di comunicare in modo intuitivo e coinvolgente, adattando feedback e processi di esecuzione allo stadio psicofisiologico del malato, per facilitare e personalizzare i processi d’interazione;

– l’acquisto di sistemi robotici estremamene sofisticati per il MARLab dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Santa Marinella, grazie ai quali è oggi possibile offrire trattamenti riabilitativi all’avanguardia ai piccoli pazienti affetti da patologie congenite ed acquisite del sistema nervoso e muscolo-scheletrico, come il Lokomat per gli arti inferiori, i sistemi Arm e Hand e Wrist progettati per il recupero della funzionalità degli arti superiori, il sistema HIROB, di prossima installazione, che, riproducendo i movimenti effettuati dal cavallo durante l’ippoterapia, consente di attuare programmi di training intensivi, personalizzati, interattivi, per la stimolazione specifica delle reazioni di equilibrio e per il raddrizzamento dei vari segmenti del tronco.

Passando, per questa breve rassegna della principale attività istituzionale svolta nel 2016, al settore del Volontariato, nel ricordare che esso è presidiato con successo dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, da segnalare, innanzitutto, che nell’anno essa ha incorporato la Fondazione Roma – Arte – Musei, con lo scopo di ampliare il suo impegno nel settore sul territorio di Roma, dove la prima già realizzava in proprio iniziative culturali di grande spessore, ma soprattutto verso l’area del Mediterraneo dove, invece, ha sempre operato la Fondazione Terzo Pilastro, raggiungendo così l’obiettivo di creare una nuova realtà che ha una competenza territoriale decisamente più ampia. Detta competenza in ambito culturale si è andata a sommare con quella già in essere, cioè con le due aree istituzionali in cui la Fondazione Terzo Pilastro già operava, quella dello “Sportello della Solidarietà”, a disposizione delle associazioni e degli enti non-profit, e quella delle “Iniziative Proprie” nei settori d’intervento precedenti, e precisamente:

  • Assistenza alle categorie sociali deboli;
  • Arte e cultura
  • Istruzione, Formazione e Ricerca;
  • Sanità.

Impossibile in questa sede anche solo elencare i progetti e l’articolata attività svolta nell’anno di riferimento in tutti i settori appena citati. Anche in questo caso, mi limito a citarne solo alcuni.

Assistenza categoria sociali deboli

  • La rinnovata collaborazione con l’Associazione Résonnance Italia per portare la musica nei luoghi del disagio;
  • il progetto per sostenere giovani disagiati di Malta, promosso dalla Fondazione President’s Trust;
  • l’avviamento allo sport paralimpico ai giochi di Pyeongchang 2018 e Tokyo 2020, in collaborazione col Comitato Italiano Paralimpico, sulla scorta del precedente intervento per i giochi di Rio 2016;
  • la partnership con la Fondazione Biogem, che si prefigge di sostenere la ricerca nel campo della scienza e della vita, le attività di prevenzione e di diagnosi, i pazienti affetti dalle patologie oggetto delle proprie ricerche e di promuovere la collaborazione tra i gruppi di ricerca esistenti in Italia e all’estero;
  • il progetto “Casa di accoglienza Amso” presentato dall’Associazione per l’assistenza morale e sociale negli istituti oncologici – Amso, finalizzato ad assicurare una migliore accoglienza alle persone colpite da patologie tumorali;

Arte e cultura come attività non commerciale

  • la rievocazione della “Girandola” giunta alla sua decima edizione, svoltasi il 29 giugno, in occasione della ricorrenza dei SS. Pietro e Paolo;
  • la mostra “Codici Sorgenti” a Palazzo Platamone a Catania e l’inaugurazione dell’opera di Vhils al Porto della città;
  • la mostra su Pietro Ruffo a Palazzo Valle, sede della Fondazione Puglisi Cosentino, sempre a Catania;
  • la mostra dedicata a Federico II “Stupor Mundi. L’origine”, a Palazzo dei Normanni e Museo Riso, in Palermo;
  • la mostra Mitoraj a Pompei, che ha fatto impennare gli ingressi dell’area archeologica, e che è stata visitata dal Presidente della Repubblica Mattarella;
  • “Via Margutta scolpisce il contemporaneo”, grazie al quale la storica via degli artisti è tornata, per un mese, a brillare del suo antico splendore;
  • l’evento “Help. The Garbage Patch State”, presso Isola di Mozia, Marsala, che ha riproposto il grave tema dei rifiuti sul nostro pianeta;
  • la mostra evento “Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud e Palmira” al Colosseo a Roma, nel corso della quale, grazie ad un lavoro di ricostruzione in scala 1:1 realizzato in Italia, è stato possibile ammirare tre monumenti distrutti, danneggiati o sviliti dall’Isis.
  • il progetto “Parco dell’Appia Antica: una storia lunga duecento anni” proposto dall’Associazione di volontariato Comitato per il Parco della Caffarella, volto alla realizzazione di un volume dedicato alla storia, antica e recente, del Parco.

Arte e Cultura come attività commerciale

  • la mostra “CoBrA. Una grande avanguardia europea 1948-1951” a Palazzo Cipolla;
  • la grande mostra “Guerra, Capitalismo & Libertà”, dedicata a Banksy, massimo esponente della street art, che ha ottenuto un successo straordinario, quasi 100.000 visitatori in tre mesi;
  • la mostra fotografica “Evaporations di John R. Pepper”.
  • la mostra di Ugo Nespolo a Catania, curata da Danilo Eccher.

Istruzione, formazione e ricerca

  • la mostra “about:blank”, a cura degli studenti della VI edizione del Master IULM in “Management delle risorse Artistiche e Culturali”, che ha affrontato il tema della perdita del patrimonio culturale;
  • il progetto finalizzato all’Educazione finanziaria nella cultura economica e sociale del Mediterraneo;
  • il convegno internazionale sul tema “La comunità Arbereshe d’Italia: un’antica identità culturale da valorizzare per nuove relazioni in area mediterranea e balcanica” presentato dall’Università della Calabria.

Sanità

  • il progetto presentato dall’Associazione Emergenza Sorrisi, che ha offerto a cinque bambini, residenti in Paesi in via di sviluppo, la possibilità di essere sottoposti gratuitamente ad un intervento chirurgico in uno degli Ospedali affiliati all’Associazione: San Pietro Fatebenefratelli, Bambino Gesù e Policlinico Gemelli ed il convegno di Chirurgia pediatrica – workshop sul trattamento della Labio-palatoschisi e sequele di ustioni”.

Se si guarda, infine, al settore dell’educazione, istruzione e formazione, anch’esso nevralgico per il futuro di ogni Paese, la Fondazione Roma nel 2016 ha continuato ad offrire il suo importante contributo al sistema educativo dell’area di operatività, dalla fase formativa post lauream fino alla rete scolastica del territorio. In favore della prima, con i Master, quello per “Esperti in Politica e in Relazioni Internazionali”, in collaborazione con la LUMSA, giunto alla X edizione, quello in “Management delle risorse artistiche e culturali” con la IULM, che è alla VI edizione, e quello in “Lingue e Culture Orientali”, organizzato ancora con la IULM, di cui si è svolta con successo la I edizione.

A favore delle Università statali del territorio la Fondazione, come noto, è impegnata da anni in un programma di sostegno, specificamente diretto al potenziamento della strumentazione tecnologica per la didattica. Dei cinque Atenei coinvolti nell’iniziativa, tre, e precisamente l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” e l’Università degli Studi “Roma Tre”, hanno già proficuamente realizzato e concluso i propri progetti, mentre le altre due, “Tor Vergata” e la “Sapienza”, essendo gli interventi più articolati e complessi, sono ancora in via di completamento. Per quanto concerne le prime, a Cassino il progetto “U-Learn Fondazione Roma” ha consentito di equipaggiare per la telepresenza e l’e-learning le aule delle sedi didattiche di Frosinone e Cassino, cosicché ora è possibile integrare la didattica tradizionale in aula con le nuove tecnologie, offrendo anche a studenti diversamente abili l’opportunità di presenziare virtualmente alle lezioni in aula e di interagire a tutti i livelli con il docente e gli altri allievi. L’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, ha, invece, potenziato le proprie dotazioni, installando in alcuni corridoi e nell’atrio totem informativi multimediali per gli studenti, e allestendo numerose aule didattiche con lavagne interattive, personal computer, stampanti multifunzione e indoor cycling simulator, il simulatore di bici da corsa, che serve sia come mezzo di allenamento per gli studenti, sia per scopi didattici come modello d’esercizio per illustrare lo stress indotto dal movimento. L’Università di “Roma Tre”, infine, ha puntato sull’ampliamento e potenziamento dell’infrastruttura di rete, ed ha potuto completare, grazie al contributo della Fondazione, la dotazione base delle aule con l’installazione di un sistema ad alta tecnologia per la gestione multicanale delle sorgenti audio-video, l’interazione multicanale e la produzione “live” di contenuti didattici.

Al termine di questo tradizionale sintetico resoconto, che introduce al dettaglio completo dell’attività svolta in un anno, auspico di aver trasmesso al lettore il messaggio principale, quello, cioè, che di fronte al disastroso panorama che emerge dalla maggior parte delle Fondazioni di origine bancaria, frutto della volontà di mantenere in vita un legame ormai improponibile con le banche di riferimento e con la politica, la Fondazione Roma sempre di più brilla come un faro nelle tenebre. Essa ha saputo confermare la sua capacità di rappresentare un volano d’idee e di iniziative al servizio della comunità di riferimento, che potrà contare, anche per gli anni a venire, vista la capienza delle risorse economiche vincolate all’attività istituzionale, sulla solidale vicinanza e sul concreto sostegno nel rispondere alle necessità che via via emergeranno, e sulla sua capacità di rinnovamento e di ascolto. Nonostante la crisi economica che continua a far sentire i suoi effetti, la comunità territoriale di operatività della Fondazione Roma può almeno vantare, a differenza di gran parte del resto del Paese, di avere al suo fianco una realtà solida, affidabile, efficiente, lungimirante cui guardare con fiducia. Se siamo riusciti, come credo, in questo, possiamo essere fieri del lavoro fin qui svolto.