La sanità italiana, pur essendo ancora valutata positivamente a livello internazionale, soffre da anni di una evidente carenza di investimenti. Le politiche statali votate alla disciplina fiscale, in ossequio ai parametri europei, hanno portato a considerare il welfare, a partire dalla salute, soltanto come un costo, insostenibile per i bilanci pubblici. Le conseguenze di ciò sono state inevitabili: continui tagli, strutture e tecnologie che divengono obsolete, ospedali incapaci di stare al passo con i tempi e di rispondere alle richieste di prestazioni sanitarie avanzate dai cittadini.
La direzione contraria, invece, è quella del privato sociale, no profit, come la Fondazione Roma, che, su impulso del suo Presidente, da molto tempo considera la sanità l’emergenza primaria, al punto da averne fatto la priorità della sua attività istituzionale. La parte più rilevante delle risorse della Fondazione viene, infatti, destinata alla tutela della vita, alla salute e alla ricerca scientifica, mediante la promozione di una serie di iniziative finalizzate a dare risposta ad un’ampia gamma di bisogni socio-sanitari della popolazione, prestando anche particolare attenzione alle prospettive offerte dalle nuove tecnologie.
In questo contesto si inserisce il costante sostegno della Fondazione alle strutture ospedaliere pubbliche e private non profit del proprio territorio. Dopo i 20 milioni di Euro già erogati negli anni scorsi, la Fondazione ha recentemente messo a disposizione degli ospedali ulteriori contributi di entità molto significativa, destinati alla realizzazione di progetti volti a portare la tecnologia al letto del paziente o ad acquisire di attrezzature diagnostiche e cliniche all’avanguardia.
Grazie a ciò, il Policlinico di Tor Vergata ha potuto dotare il proprio Dipartimento di Diagnostica per Immagini delle attrezzature di ultima generazione, inaugurate il 27 aprile, (TC 128 strati e Gamma Camera Spect), che consentiranno di incrementare la qualità e la quantità delle prestazioni erogate nell’ambito della diagnostica per immagini per il cuore. Il contributo della Fondazione è stato di euro 658.800,00 a fronte di una spesa totale di Euro 732.000,00.
Un secondo intervento, sostenuto dalla Fondazione con un ulteriore contributo di euro 482.000,00 a fronte di un costo complessivo stimato in euro 537.000 circa, è attualmente in corso di realizzazione e si prevede che possa essere ultimato a breve. Si tratta di un progetto volto a portare la tecnologia al letto del paziente, grazie al quale in 75 stanze del Policlinico di Tor Vergata verranno installati terminali video in grado di fornire servizi sia ai degenti (internet, televisione, videochiamate) che al personale sanitario (cartella clinica informatizzata, prescrizione farmaci, richiesta analisi, consultazione immagini e referti radiografici).
Molto significativi, naturalmente, anche gli interventi già realizzati o in corso di realizzazione presso le altre strutture ospedaliere del territorio, tra i quali possiamo menzionarne alcuni:
– la realizzazione della nuova Terapia Intensiva di Cardiochirurgia del Policlinico Gemelli, che verrà inaugurata il prossimo 9 maggio;
– l’upgrade del sistema chirurgico robotico Da Vinci presso l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata;
– un sistema avanzato di monitoraggio dei parametri vitali dei pazienti e di tempestiva rilevazione delle cadute (mediante sensori per il letto e sensori sedia) di cui ha potuto dotarsi la Fondazione Santa Lucia;
– l’acquisto di alcuni sistemi robotici estremamene sofisticati per il MARLab dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, grazie ai quali è oggi possibile offrire trattamenti riabilitativi all’avanguardia ai piccoli pazienti affetti da patologie congenite ed acquisite del sistema nervoso e muscolo-scheletrico.
Il grande impegno della Fondazione nel settore della salute non è naturalmente limitato al sostegno alle strutture ospedaliere, ma ha consentito negli anni la realizzazione di molti progetti di grande valore, sia dal punto di vista sanitario che sociale.
Il primo intervento da menzionare è certamente il Centro di Cure Palliative, nato per volontà del Presidente della Fondazione alla fine degli anni Novanta e oggi posto sotto la responsabilità della Fondazione Sanità e Ricerca, presso il quale sono attivi in via del tutto gratuita per gli utenti tre servizi socio-assistenziali:
– un Hospice, che accoglie in regime di ricovero 30 persone in fase avanzata di malattia e 120 in assistenza domiciliare, assistite da équipe multidisciplinari di cure palliative specialistiche;
– un reparto per i malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica, che possono beneficiare di ricoveri di sollievo periodici ed essere assistiti nel fine vita, che presta assistenza a nove persone, di cui 3 in ricovero e 6 a domicilio;
– un Centro di Cure per l’Alzheimer e altre forme di demenza, costituito da un servizio di Centro diurno per le fasi lievi e moderate della malattia, che segue a giorni alterni due gruppi di 12 persone, un servizio di assistenza domiciliare per le fasi più avanzate di malattia, che accoglie fino a 60 pazienti, e un servizio di Counseling per i parenti delle persone che attendono di essere prese in carico.
Dal 19 ottobre 1998 (data in cui veniva preso in carico il primo malato) a fine 2016, la struttura ha fornito in maniera assolutamente gratuita assistenza ad oltre 14.000 persone.
A ciò va ad aggiungersi l’impegno per dare una risposta ai bisogni delle persone affette dalla malattia di Alzheimer, il cui numero è purtroppo in costante aumento. Al fine di individuare una soluzione innovativa per questa emergenza socio-sanitaria e socio-assistenziale, la Fondazione, per iniziativa del suo Presidente, ha effettuato alcune ricerche che l’hanno condotta in Olanda, ove ad Hogewey, vicino ad Amsterdam, esiste da alcuni anni un Villaggio in cui i pazienti residenti ricevono assistenza in un contesto familiare, in grado di assicurare quel confort e quella serenità che ciascun malato aveva in precedenza all’interno della propria casa. Uno spazio siffatto vuole costituire un’alternativa valida ed innovativa alla tradizionale RSA, capace di offrire una vita il più possibile vicina alla normalità durante il lungo decorso della malattia. Dopo essersi scontrata con numerosi ostacoli burocratici che hanno di molto rallentato l’avvio del progetto, la Fondazione sta finalmente realizzando a Roma, in zona Bufalotta, il proprio Villaggio Alzheimer che, al termine dei lavori di edificazione, attualmente in corso, sarà costituito da 13 case con giardino, abitate ciascuna da 6 persone, con spazi per le attività comuni. Molti saranno anche i servizi e le attività della giornata potranno essere scelte dai residenti in base ai propri interessi, nel rispetto della dignità e dei diritti di ciascuno. Altre due case saranno dedicate a un Centro semiresidenziale, proprio per incrementare i rapporti con l’esterno. L’accesso al Villaggio, sia in regime residenziale che semiresidenziale, sarà gratuito.
Va ricordato, anche, il sostegno al CONI che, grazie ad un contributo della Fondazione, ha potuto installare presso l’Istituto di Medicina dello Sport un apparecchio per risonanza magnetica, a disposizione non solo degli sportivi ma di tutta la popolazione, che può in questo modo fruire di prestazioni di diagnostica per immagini a prezzi inferiori alle tariffe normalmente applicate dalle strutture sanitarie a pagamento.
Di grande rilevanza anche l’impegno della Fondazione nel campo della ricerca scientifica in ambito biomedico, settore nel quale i progetti da sostenere vengono di norma selezionati a seguito del lancio di apposite “call for proposals”. Le ultime due call sono state riservate a progetti che avessero ad oggetto le malattie cronico-degenerative non trasmissibili (NCDs) nell’anziano e la retinite pigmentosa. A seguito di una attenta valutazione effettuata mediante peer review, sono stati individuati 23 progetti, attualmente in corso di svolgimento, di cui 5 sulla retinite pigmentosa e 18 sulle NCDs. In molti casi sono già stati riscontrati risultati positivi, documentati da pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche internazionali e talvolta ripresi per la loro rilevanza anche dagli organi di stampa, come nel caso dell’articolo “Obesità e aterosclerosi, trovata la sostanza per il doppio problema”, pubblicato sul Corriere della Sera il 20 febbraio 2017 e relativo ad uno studio condotto da ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università Tor Vergata.
Da menzionare, sempre nel settore della ricerca, anche:
– il sostegno al Consorzio MEBIC (Medical and Experimental Bioimaging Center), costituito dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e dall’Università Telematica San Raffaele, che grazie ad un ingente contributo della Fondazione ha potuto dotare i propri laboratori di attrezzature di assoluta avanguardia, quali un microscopio a scansione, uno a trasmissione e uno confocale che, ingrandendo i tessuti e le cellule milioni di volte, permettono di studiare l’interazione tra molecole e repertare immagini di altissima qualità. I laboratori sono stati inaugurati lo scorso 10 giugno alla presenza di esponenti di rilievo del settore medico e del mondo della ricerca e, a testimonianza del valore e del respiro internazionale dell’iniziativa, del Prof. Ferid Murad, insignito nel 1998 del Premio Nobel per la medicina per aver scoperto le implicazioni della molecola di monossido di azoto nel sistema cardiovascolare;
– il supporto all’IRCCS Fondazione G.B. Bietti per lo Studio e la Ricerca in Oftalmologia Onlus, che ha come obiettivo primario la promozione della ricerca, dello studio e della sperimentazione nel campo dell’oftalmologia e che nel corso degli anni ha potuto incrementare la propria attività di studio delle principali patologie oculari, che possono determinare deficit visivi permanenti e che sono molto diffuse tra la popolazione, quali le patologie retiniche, della cornea e della superficie oculare, il glaucoma e le malattie oncologiche oculari;
– il progetto “TEEP SLA”, in corso di realizzazione presso l’Istituto Italiano di Tecnologia, che si pone l’obiettivo di realizzare strumenti utili ad assistere i processi interattivi di persone affette da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) tramite tecnologie espressive ed empatiche, capaci di offrire la possibilità di esprimere atti di comunicazione verso altri individui e di controllo verso dispositivi tecnologici in modo intuitivo e coinvolgente, adattando feedback e processi di esecuzione allo stadio psicofisiologico del malato, per facilitare e personalizzare i processi di interazione.